Vangelo in briciole
18 agosto 2019

XX DOMENICA T.O.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12, 49-57)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già  acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono  angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone,  saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre  contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro  madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera»

Davvero Gesù è il grande sovversivo della Storia!  Forza che squarcia la trama consuetudinaria dei giorni, pietra d’inciampo per chi persegue il potere idolatrico e solido fondamento per chi, invece,  vuole edificare una nuova storia. E non poteva essere altrimenti.
E’ Dio che si inabissa nell’esistenza terrena e apre vie di salvezza in deserti senza strade; un Dio con le “mani in pasta”, con un desiderio talmente ardente di toccare le sue creature che non esita a farsi Egli stesso impasto di polvere per soffiare in esse la vita vera; è l’Eterno che tocca il finito e ribalta ogni logica divenendo «segno di contraddizione» (Lc 2, 32-33).
Nelle pagine del Vangelo percepiamo ancora la  potenza innovativa e incandescente della vita di Gesù, radicale perturbatore del conformismo,  in rotta di collisione con la mentalità tradizionalista del tempo e, forse, anche con quella odierna;  in polemica con l’ambiguità, l’ipocrisia, la razionalità calcolatrice e individualista, la comoda mediocrità.
L’esordio di questo brano evangelico non ci lascia indifferenti: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!»; sentiamo quasi il pulsare del cuore di Gesù, l’urgenza di questo desiderio, un’autentica passione d’amore che lo spinge, fin dall’Incarnazione, ad un percorso di sradicamento che trova il suo compimento sulla croce.
«Emisit Spiritum» (Gv 19, 30): è su quella croce che il fuoco dello Spirito è stato acceso, fuoco che illumina e riscalda, purifica dalle scorie e rende visibile ciò che è nascosto; dono d’Amore folle, agapico, sponsale per un’umanità che  non l’ha compreso in pienezza.
Alle folle che lo ascoltavano Gesù rivolge parole efficaci come uno scalpello che leviga menti di pietra, testarde, capaci di leggere il tempo atmosferico ma cieche nel riconoscere i segni della presenza di Dio nella loro vita; a loro è indirizzato un bruciante rimprovero:  «Ipocriti!».
Forse erano tristi gli occhi di Gesù mentre pronunciava queste parole, forse sono tristi oggi più di allora osservando come in tanti cristiani battezzati il  fuoco dello Spirito e dell’amore sia rimasto sepolto dalla cenere dell’abitudine, dal grigiore di una vita cristiana annacquata,  incolore, inodore, insapore.
Cristo soffre perché vede tanta bellezza redenta dal suo sangue sprecata in un mondo incapace di discernere la Sua presenza, in una società malata di eccezionale che diventa, poco a poco, analfabeta del quotidiano in cui Egli continua ad operare.
Attraverso la Sua Parola Egli insistentemente ci chiede autenticità, non  asettica tiepidezza ma passione di figli esperti dell’invisibile, lettori contemplativi del tempo e delle vicende umane, cercatori di Dio che si rivela  anche nell’apparente insignificanza della normalità. Se saremo in grado di accorgerci che, ancora oggi,  il Signore passa e tocca la nostra vita arderà in noi il fuoco del Suo amore, illuminerà le nostre scelte, ci spingerà ad uscire dal nostro pacifico immobilismo perché la fiamma della carità si propaghi in ogni realtà e la trasformi, allora, nascerà compassione se ci sarà passione unita a quella di Cristo.

Manuela Maiorisi